Insegnare l'equitazione naturale: l'alleanza tra cavallo e cavaliere


Oggi da Roma, Andrea Cepparulo, ventiquattrenne, ci immette nel magico mondo dell’equitazione, più precisamente dell’equitazione naturale. Illustrandoci come una passione, alla sola età di ventidue anni, sia diventata a tutti gli effetti un lavoro.

Ma facciamocelo raccontare da Andrea!

Raccontaci di te! Come inizia questo percorso e cos’è precisamente l’equitazione naturale?

questo percorso inizia casualmente ormai 18 anni fa sui Pirenei, quando mio padre mi portò a fare una passeggiata a cavallo. Da quel momento lì non smisi di tormentarlo per anni quando, finalmente, , all’età di 8 anni decise di iscrivermi in un maneggio a Roma. È questo che dà inizio al mio percorso nell’equitazione: in poco tempo passai da essere un semplice allievo (a dire il vero neanche troppo promettente), a prendere un cavallo in fida e iniziare un percorso insieme, che poi mi ha portato a diventare quello che sono adesso. A 20 anni ho deciso di conseguirei brevetti da istruttore per coronare la mia formazione, seppur conscio di non avere reali prospettive di lavoro. Sorprendentemente poi, nel 2021, è arrivato il primo contratto di lavoro come istruttore di equitazione naturale. Questa consiste, in poche parole, nel porsi come leader del proprio cavallo e non come dominatore, creando un’alleanza tra cavallo e cavaliere che va ben oltre la costrizione dell’animale nell’eseguire esercizi. È un approccio che crea un rapporto per il quale l’animale esegue ciò che il suo leader gli richiede, non per pura obbedienza, ma perché ripone massima fiducia in lui, proprio come succede in natura col capobranco.

Come funziona una lezione standard?

Una lezione standard inizia con l’allievo che va a prendere il cavallo a lui assegnato dal box, lo pulisce e lo sella. Dopo di che si scende in campo e si sale a cavallo. Dopo un breve riscaldamento si inizia con un serie di esercizi alle 3 andature, volti sia ad affinare più la precisione di movimento, che a scopi agonistici, andando a sottolineare le criticità e a risolverle nell’arco della lezione. A fine lezione l’allievo scende da cavallo, a volte felice e soddisfatto, a volte frustrato (fa parte del gioco), lo dissella e quando possibile lo porta un po’ a pascolare rilassandosi insieme a lui.

Come si diventa istruttori?

Dipende molto a quale federazione nazionale fai riferimento, nel mio caso specifico sono iscritto all’Engea (Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali), che offre molti corsi di formazione in diversi ambiti: dalla più semplice, di accompagnatore equituristico, all’istruttore pony, all’istruttore natural gea. Sono corsi intensivi della durata di una settimana volti a fornire le conoscenze teoriche e pratiche per svolgere la professione, nonché le conoscenze legislative e assicurative. Una volta raggiunto il brevetto andrà versata una quota annuale per esercitare la professione, che comprende l’assicurazione mentre si è in campo. Personalmente credo che questa formazione sia necessaria e propedeutica allo svolgimento della professione. 

Quali sono i pro e contro del tuo lavoro?

Inizierei dicendo che questo è un lavoro molto dinamico: per quanto gli allievi siano sempre gli stessi e i cavalli pure, stiamo parlando di due esseri viventi che oggi possono essere bravissimi e domani svegliarsi con la luna storta e decidere di non collaborare per niente. Poi il fatto che sia un lavoro svolto al 100% all’aria aperta, che non saprei se definire un pro o un contro, dipende dalle stagioni! Sicuramente trasmettere la passione ai bambini che, come me da piccolo, sono avidi di conoscenza e sono sempre entusiasti di ricevere nuove informazioni riempie il cuore, e ti spinge a migliorare sempre di più il tuo bagaglio di conoscenze. Di contro, talvolta capita di avere a che fare con gente molto maleducata  che non rispetta gli animali oppure con bambini costretti dai genitori a partecipare alle lezioni: quelle sono le occasioni in cui fai un grande respiro e speri che la lezione finisca presto.


Quali sono le 3 caratteristiche di te che pensi ti siano utili nel tuo lavoro?

Sicuramente una delle più importanti è la fiducia: credere nella coppia cavallo e cavaliere (anche se quasi sempre mi fido più dei cavalli) e spingerli sempre a superare i loro limiti mi è molto utile, e guardando anche le mie colleghe non è proprio così diffuso.

Poi direi la pazienza, sicuramente un’arma vincente, soprattutto con i più piccoli che magari ci mettono un po’ di più ad entrare nella vita e nel linguaggio di maneggio.

E infine la fantasia: lavorare con i cavalli significa essenzialmente cercare di rompere sempre i loro schemi. In quanto animali estremamente abitudinari, non esiste un modo giusto o sbagliato di farlo, ma semplicemente si avanza per prove ed errori fino a quando non si supera un blocco e quindi si passa alla sfida successiva.

Cosa consiglieresti a qualcuno che vuole intraprendere lo stesso percorso?

Passa più tempo che puoi in maneggio, conosci i cavalli, impara a gestirli, perché a lezione potrai concentrarti solo su una cosa alla volta e di sicuro in quel momento ti premerà più la gestione del bambino. Fai molti corsi e accetta tutti i consigli che la gente intorno a te ti dà, e vedrai che l’ora delle lezioni sarà la parte più bella del tuo lavoro!

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