How to become - Informatico



Oggi abbiamo avuto il piacere di parlare con Gabriele Macrì, 24 anni, della provincia di Napoli.

Gabriele è informatico, anche se suona quasi riduttivo di fronte alla vastità del mondo che ci ha descritto, così all’avanguardia e ricco di opportunità. 

Ma cosa vuol dire essere un informatico nel 2023? In quanti modi si può sviluppare questo lavoro? E sopratutto, che tipo di attitudine e formazione ci vuole per crearsi un proprio spazio all’interno di questa sconfinata area? 

Lasciamocelo raccontare da Gabriele.


Raccontaci un po’ il tuo percorso, la tua è sempre stata una passione? 

Ti direi di sì, sono innamorato dell’informatica da quando ero ragazzino. Ho iniziato al liceo, frequentando un liceo scientifico con indirizzo scienze applicate, che prevede la sostituzione delle ore di latino, con quelle di informatica.

Non è stato un quinquennio regolare, diciamo che per due anni le nozioni di informatica che abbiamo avuto sono state quasi nulle, ma abbiamo recuperato nel triennio.

Questo mi ha fatto sicuramente decidere, dopo il liceo, che la mia strada era nel mondo dell’informatica. Quindi mi sono iscritto alla facoltà di “informatica”, che ci tengo a sottolineare non è quella di “ingegneria informatica”, sono corsi diversi, con poi sbocchi lavorativi diversi.

Il mio percorso universitario non è stato lineare. Da una parte avevo la passione, dall’altra il peso di imbattermi in materie sicuramente importanti, come la matematica e fisica, ma che non erano attinenti alle mie passioni e interessi. 

Così ho deciso di congelare i miei studi e lanciarmi nel mondo del lavoro. 


E questo come si è sviluppato?

La mia prima esperienza si è svolta mentre stavo ancora portando avanti gli studi universitari: ho iniziato a gestire un e-commerce, il negozio digitale di una piccola azienda: mi occupavo di tutto, dalla gestione dei codici per il sito, passando per l’inserimento dei prodotti e quant’altro. 

Era un lavoro part-time che però mi ha, come dicevo, fatto capire che il mio orientamento era verso l’applicazione pratica più che l’apprendimento teorico. 

A quel punto ho iniziato a cercare qualcos’altro, tramite LinkedIn (nota piattaforma utilizzata nel mercato del lavoro) ed ho trovato un tirocinio all’interno di un’azienda francese, che ho portato avanti per un paio di mesi.

Queste esperienze formative mi hanno dato tanto, in aggiunta a quelle che erano le conoscenze derivanti dal mio percorso universitario; ma soprattutto mi hanno dato la possibilità di avere un cv ricco.

Da lì ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare nella start-up italiana per la quale lavoro adesso.


Di cosa ti occupi oggi?

Adesso lavoro per una start-up, nella sua sede di Benevento, dove sono stato assunto come figura junior, nello specifico in un ruolo definito “Augmented Reality Solutions Configuration Junior”.

L’azienda si occupa del mondo della realtà aumentata, ovvero di sviluppo di apparecchiature elettroniche, come visori e smart glasses (“occhiali intelligenti”, ovvero un apparecchio che all’interno presenta gli stessi meccanismi di un app per telefono che si configura però sulla lente interna piuttosto che sullo schermo), e delle applicazioni con le quali si utilizzano quest’ultime.
In più ovviamente c’è un’attività di promozione per presentare il prodotto ad aziende interessate ad acquistarlo. 


Come funziona il tuo ruolo?

Lavoro in team, con giornate scandite da task, obiettivi da portare a termine. Il mio ruolo si costruisce su due fronti: il primo è quello dello sviluppo in cui, grazie alle competenze acquisite con la formazione aziendale, andiamo a creare e migliorare le app che andranno ad integrarsi nel prodotto; il secondo è quello della promozione. Quest’ultimo avviene solitamente tramite call oppure in modo itinerante quindi con me che, munito di attrezzatura, vado nell’azienda interessata a illustrare il nostro prodotto. 


E come questo prodotto può interessare le aziende? 

Diciamo che il nostro proposito è quello di facilitare e abbassare i rischi da lavoro correlato. Fondamentalmente questo apparecchio deve essere utilizzato da chi fa lavori manuali, come ad esempio da un operaio.

Il dispositivo fa si che il soggetto possa avere le mani libere e non abbia fattori di distrazione durante il lavoro, perché tutto quello che potrebbe servirgli, da progetti, carte, ecc, è contenuto nelle lenti dei suoi occhiali. 


Non aver mai portato a termine gli studi ti ostacola in qualche modo nella vita lavorativa?

Ti direi che studiare (accademicamente parlando) l’informatica ti facilita l’ingresso in ruoli manageriali, sopratutto nell’ambito nel quale lavoro. Non risulta invece così importante per quello che faccio all’atto pratico: una conoscenza di base è ovviamente fondamentale, ma la formazione aziendale specifica per ciò di cui ti andrai ad occupare risulta più completa e pratica rispetto a quella accademica. 

Aggiungerei che il settore molto specifico di cui mi occupo è davvero nuovo ed in costante evoluzione: da studente universitario nessun corso che ho seguito o che avrei potuto seguire successivamente includeva il mondo della realtà aumentata.
La rapida espansione di questo ambito infatti non ha ancora dato il tempo materiale di creare corsi di studio appositi!


E dove ti vedi fra dieci anni? Ci sono possibilità di crescita nella tua azienda? 

Questa è una bella domanda, perché io sono sicuro di aver capito che l’informatica è il mio mondo. Quello su cui sono titubante è ovviamente l’ambito nel quale voglio lanciarmi.

Nella mia azienda sto bene, mi piace quello che faccio. 

Da una parte mi sento fortunato ad essere in questo mondo, soprattutto in Italia, è un ambito in forte espansione ed è una soddisfazione approfondire una cosa che conoscono in pochi e che sta crescendo per diventare una parte fondamentale della quotidianità lavorativa di molti, ma è solo uno dei tanti settori in questo campo. 

La mia paura infatti è quella di fermarmi e magari diventare sempre più bravo in quello che faccio, tralasciando e trascurando altri ambiti altrettanto interessanti.

Quindi non so dove sarò tra dieci anni, ma se dovessi restare nella mia azienda ovviamente c’è possibilità di crescita. Anche banalmente con gli scatti d’avanzamento di carriera che di anno in anno si fanno.


E quali sono tre caratteristiche di te che credi ti siano utili nel tuo lavoro? 

Allora sicuramente la prima è la rapidità nel trovare soluzioni a problemi che richiedono immediatezza. 

La seconda è il saper lavorare in team, che non è una cosa facile e scontata, dovendomi interfacciare con tante persone diverse, che hanno ovviamente il loro modo di lavorare e comunicare.

Ed infine ti direi la capacità di apprendere rapidamente. Che in questo ambito si è rivelato essere un buon asso nella manica: l’azienda ti forma fino a un certo punto, poi devi essere bravo tu nel saper rimanere a galla.


Che consiglio daresti a qualcuno che vorrebbe fare il tuo stesso lavoro? 

Iniziare a fare esperienza il prima possibile. 

Questo è un settore, come ho detto per tutta l’intervista, in costante espansione: anche se siete all’università, anche se vi state accademicamente ancora formando, cercate di entrare nel mondo del lavoro, di fare esperienza, così anche da capire qual è la branca che fa più al caso vostro. 

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