Giovani imprenditori - la gioielleria di Luca


Approdiamo oggi in una piccola realtà imprenditoriale; piccola non per la sua portata, ma per la nicchia di imprenditori che la navigano. A parlare con noi è Luca Zampini, socio-lavoratore della gioielleria “Solo Gioie”, sita nella città di Taranto. 

Cosa vuol dire “socio-lavoratore”? 

Fondamentalmente la differenza fra un socio, come mia madre, ed un socio-lavoratore, come me, è che mia madre con il suo titolo non lavora all’interno del negozio, ma partecipa  solo agli utili; mentre io sono assunto come dipendente del negozio, e in più partecipo agli utili. 


Spiegaci un po’ di questa tua attività, qual è il tuo ruolo? 

Diciamo che all’interno del azienda ci sono diversi comparti, io mi occupo principalmente del lato manageriale; scelgo la strategia per l’anno, decido su quali pezzi muovermi, prendo accordi con i fornitori e le aziende, tengo d’occhio i brand nascenti e mi occupo di tutta la parte burocratico-amministrativa.


Partiamo dalle origini, come si diventa gioielliere? 

Ad oggi ti direi che è un mercato quasi del tutto inaccessibile. Serve un capitale da investire che nessun ragazzo della nostra età può avere per sua natura, se non magari perché lo eredita. Un po’ come è successo a me; mi è arrivato lo scettro grazie all’attività avviata cinquant’anni fa da mio nonno, che all’epoca faceva un doppio lavoro: lavorava in arsenale e aveva avviato una gioielleria in una traversa di dove adesso si trova la nostra. Di lì ci si è dedicata mia madre e dal 2018, dopo che ho lasciato l’università a Torino, anche io. 


E come è iniziata questa avventura? 

All’inizio avevamo come polo centrale la gioielleria di mamma e io avevo aperto un “acchiappa clienti” a qualche traversa; ti dico che fungevo da acchiappa clienti perché all’inizio vendevo bigiotteria e esponevo gioielli di mamma che poi potevo vendere grazie a contratti di trasferimento, o rimandavo alla gioielleria principale. Solo che mi sono accorto che questo metodo funzionava poco e male, perché il cliente una volta uscito dalla porta era difficile da accattivare di nuovo. Quindi abbiamo cavalcato l’onda di alcune questioni famigliari e con mamma abbiamo deciso di concentrare le nostre energie solo sul nuovo negozio, rendendolo una gioielleria a tutti gli effetti. 


Come funziona il lavoro in gioielleria? 

Differentemente da quando mio nonno era il titolare, ad oggi non possiamo più definirci dei “venditori”, ma dei “rivenditori”. Il mio lavoro, se fatto bene, è un lavoro di strategia, di scelte, continue, giuste e molto spesso sbagliate. 

Fondamentalmente l’anno si apre con la “fiera del gioiello” a Verona, dove tutti i gioiellieri d’Italia fanno l’ordine per l’intero anno, selezionando pezzi e collezioni. Tutto quello che c’è prima è tanta pianificazione, talmente tanta da non dormirci la notte. Scandaglio l’anno in 12 mesi, sapendo che i miei mesi di forza saranno: aprile-giugno, che ci fa spingere tanto per via di comunioni, cresime e matrimoni e poi dicembre-gennaio, che tra Natale e feste varie diventa un periodo di punta.


E sapere questo come ti aiuta a pianificare? 

Sapere più o meno come andrà l’anno mi serve a capire come far funzionare i pagamenti dei fornitori. Solitamente il rapporto di fornitura funziona in questo modo: io prendo un tot di merce, che pago in un arco temporale concordato con il rappresentate; fondamentalmente mi auguro sempre di vendere il 50% della merce nel primo semestre dopo l’acquisto, così da potermi assicurare un piccolo ritorno nel semestre successivo. 


E come funziona il rapporto con i fornitori? 

Banalmente è un rapporto di convenienza reciproca, penso di essermi guadagnato la fiducia di molti fornitori quando, appena aperto nel 2020 siamo stati costretti a rimanere chiusi e nonostante questo ho mantenuto fede agli accordi presi in precedenza. Penso che in un certo senso la prima riapertura sia stata anche una fortuna (nella sfortuna) perché la gente non potendo viaggiare ha riversato il tutto nello shopping e ovviamente nei gioielli. Questo mi ha aiutato a rialzarmi, a rimanere in piedi e ad essere dove sono adesso. 

Sfortunatamente però questo resta un mondo particolarmente chiuso e ovviamente marchi importanti e conosciuti hanno le loro forti restrizioni: ci sono marchi che non concedono il brand a più di sei punti vendita in una regione. Quindi il gioco diventa analizzare i brand nascenti, capire di cosa si tratta e fare la propria scommessa, sperando di aver puntato sul cavallo vincente. 


E ti dedichi quindi esclusivamente a questo? 

Svolgo anche attività collaterali, una tra le più importanti è sicuramente la vendita di Oro. Un progetto al quale ho aderito recentemente, per il quale con una base di investimento scelta dall’investitore, si acquista uno o più (a discrezione di chi investe) lingotti d’oro. Il fine ultimo di questo investimento è mettersi da parte una fetta di quello che resterà nel prossimo ventennio, che varrà il doppio, se non il triplo di quanto vale ora. Basti pensare a come l’oro si sia alzato dall’epoca di mio nonno alla nostra. 

Prima si comprava con una decina di euro al grammo, motivo per il quale avere un orefice o una gioielleria era sicuramente più proficuo, ad oggi siamo arrivati a quasi sessanta euro al grammo. Il che porta la mia mente imprenditoriale ad aver visto un’ottima occasione in questo investimento e averlo preso al volo.


Quali pensi siano tre caratteristiche di te che in questo mondo ti sono utili? 

Per la prima ho inventato una parola: “soldopatico”; sono ossessionato dai soldi, in poche parole. Che ha il suo risvolto positivo e quello negativo, perché quando fatturo sono euforico, ma quando fallisco, allora mi deprimo. Il secondo tratto utile è che sono giovane! Sembrerà banale, ma è un mondo di imprenditori adulti, anche molto adulti, che hanno vissuto la differenza tra l’essere gioielliere negli anni ottanta ed esserlo oggi. Questo è decisamente un punto a mio vantaggio, perché ho la freschezza per combatterli, nonostante abbiano più esperienza di me. Per l’ultimo direi che sono “affamato”, non mi sazio mai e voglio raggiungere sempre i miei obiettivi. 


Per chiudere, se parlassi con un giovane imprenditore come te in questo ambito, cosa gli consiglieresti? 

Penso che sia una cosa improbabile, perché come ti dicevo entrare in questo mercato è davvero proibitivo, non è una cosa che un ragazzo della mia età può permettersi. Ma li dove dovesse succedere, gli direi di non lasciarsi intimidire. Non lasciarti spaventare, solo perché sei giovane e hai meno esperienza. Combatti e fatti valere.

Commenti